venerdì 6 giugno 2008

Anoressia e bulimia nel sesso maschile

Non sono solo problemi da donne...


I modelli di bellezza che trasmettono i mass media identificano la perfezione con la magrezza. Questo bombardamento mediatico ha influenze negative sui giovani, sui loro comportamenti e sulle abitudini alimentari adottate per raggiungere questo anomalo ideale di perfezione.
Che i disturbi alimentari – anoressia e bulimia – colpiscano numerose ragazze è ormai noto, ma non tutti sanno che queste patologie si stanno diffondendo in maniera sempre più preoccupante anche tra i ragazzi: in Italia sono due milioni le persone che soffrono di anoressia e/o bulimia e circa 200.000 di esse (il 10% circa) sono uomini; la percentuale sale (circa 20%) se si considera la fascia di età che va dai 13 ai 17 anni. Un dato in crescita, se si pensa che fino a qualche anno fa la percentuale maschile di soggetti affetti da anoressia non superava l’1%.
Ma come è possibile riconoscere un ragazzo che soffre di disturbi alimentari? Questo tipo di malattia è socialmente identificata come una problematica femminile ed è associata all’estrema magrezza della ragazza, oltre che all’amenorrea (assenza del ciclo mestruale per lunghi periodi); risulta, quindi, complicato identificare soggetti maschili anoressici o bulimici.
Alle difficoltà diagnostiche si uniscono i modelli sociali ormai consolidati e forvianti: un uomo che mangia molto e spesso non è “strano” quanto una ragazza e non è anomalo che trascorra lunghi periodi in palestra e curi il proprio corpo. Sono proprio questi, però, i segnali identificativi del maschio anoressico e/o bulimico: un individuo di sesso maschile che cura molto il proprio corpo, utilizza anabolizzanti, spesso anche purganti, e che segue diete ferree per modellare il proprio corpo va seguito e tenuto sotto osservazione da parte di genitori e medici. Ma non bastano solo questi indicatori; l’assenza di parametri fisici che permettano una immediata diagnosi rendono determinanti i segnali psicologici. Un uomo che soffre di disturbi alimentari ha maggiori preoccupazioni legate al cibo rispetto alle donne anoressiche e ha difficoltà più evidenti anche a livello psicologico: numerosi problemi personali, scarsa autostima, disturbi dell’umore e problematiche familiari.
Ma se per le donne è l’ideale di bellezza il principale responsabile dei disturbi alimentari, per gli uomini si ipotizza un legame con problemi della sfera sessuale. La non accettazione della propria sessualità è una causa frequente dell’anoressia maschile; alcune ricerche hanno evidenziato il legame tra omosessualità e casi di anoressia, con conseguenze di impotenza e/o abbassamento del livello di testosterone. Cosi come per le donne, anche per i numerosi casi di anoressia maschile non esiste una cura univoca: è necessario procedere per gradi, a seconda del livello di gravità della malattia.
La mancanza di cure specifiche rende fondamentale anche l’attività di prevenzione e comunicazione da parte di scuole e istituzioni per educare e monitorare i giovani nell’età critica, quella pre-puberale. Proprio con queste finalità è stato presentato nei giorni scorsi il Progetto nazionale per la prevenzione di anoressia e bulimia, promosso dal Ministero per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive, in collaborazione con il Ministero della Salute, che coinvolgerà proprio gli insegnanti, le scuole, i mass media, il mondo dello sport e le famiglie.

Disagio psicologico ed alimentazione

La magrezza è oggi uno status symbol costantemente esaltato da mode e campagne pubblicitarie, cinema e tv. L'aggettivo anoressica è diventato, nell'uso comune e quotidiano, semplicemente un sinonimo di magrezza eccessiva. Eppure, l'anoressia e la sua "sorella" la bulimia sono gravi disagi psicologici che trovano nel fisico l'espressione di un malessere di vivere profondo. Ed è un malessere che non colpisce soltanto persone di un determinato stato sociale né di una ben distinta fascia d'età. È indubbio però che tanto anoressia quanto bulimia hanno una certa predilezione per le donne.Sebbene l'anoressia sia la forma più conosciuta di questo disagio, la bulimia, in realtà, ha più conseguenze sull'organismo in generale. L'anoressia, infatti, ha come "unico" effetto il calo del peso, mentre la bulimia, a causa del vomito indotto e dell'uso di diuretici e lassativi per disfarsi del cibo ingurgitato, provoca il danneggiamento della valvola cardiale, delle gengive e dei denti, la mancata assimilazione dei sali minerali e lo sconvolgimento delle funzioni intestinali. Anche la causa che scatena queste due reazioni così drastiche nei confronti del cibo varia: sembrerebbe che mentre l'anoressia è fondamentalmente provocata da un conflitto tra madre e figlia, la bulimia viene causata da una ribellione nei confronti del conformismo quotidiano. Cioè, il paziente bulimico è apparentemente un conformista, ma vi si adatta male e cerca nella trasgressione alimentare quella ribellione nei confronti del mondo che non ha il coraggio di attuare.I primi segni che tradiscono l'anoressia sono innanzitutto un dimagrimento eccessivo, ben al di sotto del normale ed un'immediata amenorrea; la bulimia, invece, è molto più subdola. Le alternanze tra abbuffate e vomito indotto o assunzione di lassativi si equilibrano in modo che non ci siano reali aspetti esteriori a segnare l'insorgenza della malattia. Inoltre, la persona bulimica agisce di nascosto, quindi il suo problema non è facilmente ravvisabile. L'anoressica solitamente rifiuta di mangiare ed inventa una serie infinita di scuse per evitare di alimentarsi; se proprio non può fare a meno di sedersi a tavola, prende pochissimo cibo per poi lasciarlo comunque nel piatto, oppure lo nasconde nel tovagliolo per gettarlo in seguito. Man mano che la malattia progredisce, la persona si estranea sempre più, evitando accuratamente uscite in pubblico. La bulimia, invece, si è detto, non ha sintomi esteriori, ma la persona bulimica si vergogna delle eventuali abbuffate che manifesta in pubblico e del fatto che si debba nascondere per andare a vomitare in seguito, quindi anch'essa tenderà ad isolarsi dal mondo. Le crisi di bulimia possono durare anche un paio d'ore; la bulimica si fermerà soltanto quando avrà mangiato fino a scoppiare.È chiaro che tutte e due le malattie vanno innanzitutto trattate con la psicoterapia, ma anche un certo comportamento nei confronti delle persone anoressiche o bulimiche può aiutare a rendersi conto della situazione. Con le anoressiche, è importante stabilire con il medico il limite oltre il quale la persona sa di non dover scendere, pena il ricovero ospedaliero. Inoltre, quando si mangia in famiglia bisogna apparecchiare anche per lei, in modo che si senta responsabilizzata verso la propria salute e che condivida le abitudini di famiglia, soprattutto riguardanti i pasti in comune; potrebbe essere utile anche servirla. La persona bulimica, invece, deve soprattutto mangiare pasti non troppo succulenti (poco sale, poco condimento e poche spezie), in un'atmosfera estremamente rilassata, in cui si parli di argomenti non troppo impegnativi. Le porzioni dovranno essere già pronte nei piatti in modo da evitare abbuffate. Sia nel caso di persone anoressiche che bulimiche il primo grande passo è però avere la consapevolezza di essere malate e di doversi curare immediatamente.

L'anoressia

L’anoressia è un disturbo del comportamento alimentare finalizzato al mantenimento o all’incremento dello stato di magrezza e caratterizzato da marcata riduzione del peso corporeo associata ad una distorta percezione dell’immagine corporea.In Italia circa l'1% degli adolescenti soffre di anoressia e il 15% presentano disturbi alimentari e comportamenti a rischio. Tra le malattie psichiatriche, è quella gravata dalla più alta mortalità, legata a complicanze della grave denutrizione e, in alcuni casi, a suicidio.

Quando il cibo diventa un nemico

Un corpo perfetto: un sogno che diventa ossessione per tre milioni di italiani, il 90% dei quali donne. Mentre il mondo si interroga sulla sempre maggiore incidenza dei disturbi legati al cibo e alle responsabilità che ricoprono la società, il mondo della moda e i genitori, si susseguono le ricerche volte a fotografare l’incidenza delle patologie alimentari nel nostro Paese e si moltiplicano le iniziative contro questa malattie.Aumentano i casi di bulimia e anoressia, lo rivelano i dati recentemente resi noti dall'Associazione nazionale dietisti. Un numero sempre maggiore di donne over 40 soffre di anoressia, mentre la bulimia sembra essere il nuovo male delle giovanissime (convive con questa patologia l’1% delle giovani donne tra i 12 e i 25 anni, contro lo 0,5% che soffre di anoressia). Ma i dati più allarmanti riguardano i bambini: Massimo Cuzzolaro dell'Università La Sapienza di Roma, ha dichiarato nel corso del recente congresso nazionale della AND, che ad ammalarsi di anoressia sono anche bambini di otto anni: “si tratta di casi isolati e rari – ha chiarito lo studioso – ma i sintomi ci sono tutti, primo fra tutti il vomito autoindotto”. Un’indagine realizzata recentemente dall’ABA (Associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, la bulimia, l'obesità e i disordini alimentari) su 3894 soggetti ha dimostrato che il 96,8% dei soggetti colpiti da questi disturbi sono donne, il 68% ha un diploma di scuola superiore e il 12% è laureato, nel 28,5% dei casi lo status socio-economico del paziente è medio-alto e nel 56% è medio (solo il 15,3% dei pazienti proviene da un ceto socio-economico basso). Ciò dimostrerebbe che i disturbi alimentari, legati secondo gli esperti spesso a problemi affettivi e familiari, colpiscono soprattutto persone di un livello culturale e sociale medio-alto. Sempre più numerose le iniziative legate alla lotta a queste patologie. Una fra tutte: nascerà a Roma nel 2008 la prima casa per la cura di anoressia e bulimia, presso la ASL C. I lavori di ristrutturazione dei locali destinati al centro stanno per iniziare e costeranno 1,2 milioni di euro. Queste le principali attività previste: terapia di gruppo, mindfulness, teatro-terapia, arte-terapia oltre che, naturalmente, attività finalizzate alla diagnosi, al trattamento psicoterapeutico e riabilitativo.Il centro avrà una natura semiresidenziale e il pasto rappresenterà uno delle nuclei fondamentali della terapia: come spiegato da Vito Salvemini, direttore responsabile dell'Unità Operativa Disturbi del comportamento alimentare dell'ospedale S. Eugenio, si formeranno dei gruppi di pazienti per recuperare insieme la capacità di riconoscere le sensazioni corporee e di migliorare le proprie capacità relazionali e personali attraverso l’esperienza del pasto in comune. La degenza media durerà circa quattro mesi e i familiari del paziente saranno chiamati a partecipare ad interventi di gruppo per ricostruire o rinsaldare rapporti che possono rappresentare un ostacolo alla guarigione.

Disagio psicologico ed alimentazione

La magrezza è oggi uno status symbol costantemente esaltato da mode e campagne pubblicitarie, cinema e tv. L'aggettivo anoressica è diventato, nell'uso comune e quotidiano, semplicemente un sinonimo di magrezza eccessiva. Eppure, l'anoressia e la sua "sorella" la bulimia sono gravi disagi psicologici che trovano nel fisico l'espressione di un malessere di vivere profondo. Ed è un malessere che non colpisce soltanto persone di un determinato stato sociale né di una ben distinta fascia d'età. È indubbio però che tanto anoressia quanto bulimia hanno una certa predilezione per le donne.Sebbene l'anoressia sia la forma più conosciuta di questo disagio, la bulimia, in realtà, ha più conseguenze sull'organismo in generale. L'anoressia, infatti, ha come "unico" effetto il calo del peso, mentre la bulimia, a causa del vomito indotto e dell'uso di diuretici e lassativi per disfarsi del cibo ingurgitato, provoca il danneggiamento della valvola cardiale, delle gengive e dei denti, la mancata assimilazione dei sali minerali e lo sconvolgimento delle funzioni intestinali. Anche la causa che scatena queste due reazioni così drastiche nei confronti del cibo varia: sembrerebbe che mentre l'anoressia è fondamentalmente provocata da un conflitto tra madre e figlia, la bulimia viene causata da una ribellione nei confronti del conformismo quotidiano. Cioè, il paziente bulimico è apparentemente un conformista, ma vi si adatta male e cerca nella trasgressione alimentare quella ribellione nei confronti del mondo che non ha il coraggio di attuare.I primi segni che tradiscono l'anoressia sono innanzitutto un dimagrimento eccessivo, ben al di sotto del normale ed un'immediata amenorrea; la bulimia, invece, è molto più subdola. Le alternanze tra abbuffate e vomito indotto o assunzione di lassativi si equilibrano in modo che non ci siano reali aspetti esteriori a segnare l'insorgenza della malattia. Inoltre, la persona bulimica agisce di nascosto, quindi il suo problema non è facilmente ravvisabile. L'anoressica solitamente rifiuta di mangiare ed inventa una serie infinita di scuse per evitare di alimentarsi; se proprio non può fare a meno di sedersi a tavola, prende pochissimo cibo per poi lasciarlo comunque nel piatto, oppure lo nasconde nel tovagliolo per gettarlo in seguito. Man mano che la malattia progredisce, la persona si estranea sempre più, evitando accuratamente uscite in pubblico. La bulimia, invece, si è detto, non ha sintomi esteriori, ma la persona bulimica si vergogna delle eventuali abbuffate che manifesta in pubblico e del fatto che si debba nascondere per andare a vomitare in seguito, quindi anch'essa tenderà ad isolarsi dal mondo. Le crisi di bulimia possono durare anche un paio d'ore; la bulimica si fermerà soltanto quando avrà mangiato fino a scoppiare.È chiaro che tutte e due le malattie vanno innanzitutto trattate con la psicoterapia, ma anche un certo comportamento nei confronti delle persone anoressiche o bulimiche può aiutare a rendersi conto della situazione. Con le anoressiche, è importante stabilire con il medico il limite oltre il quale la persona sa di non dover scendere, pena il ricovero ospedaliero. Inoltre, quando si mangia in famiglia bisogna apparecchiare anche per lei, in modo che si senta responsabilizzata verso la propria salute e che condivida le abitudini di famiglia, soprattutto riguardanti i pasti in comune; potrebbe essere utile anche servirla. La persona bulimica, invece, deve soprattutto mangiare pasti non troppo succulenti (poco sale, poco condimento e poche spezie), in un'atmosfera estremamente rilassata, in cui si parli di argomenti non troppo impegnativi. Le porzioni dovranno essere già pronte nei piatti in modo da evitare abbuffate. Sia nel caso di persone anoressiche che bulimiche il primo grande passo è però avere la consapevolezza di essere malate e di doversi curare immediatamente.

Attenzione ai ragazzini troppo interessati alla bilancia: potrebbero essere predisposti a disturbi dell'alimentazione

Se gli adolescenti passano troppo tempo sulla bilancia e il controllo del peso diventa per loro un’ossessione, ciò può essere una spia molto attendibile di disturbi dell’alimentazione. Questo l’allarme lanciato recentemente sulle pagine del Journal of Adolescent Health dai ricercatori dell’Università del Minnesota che hanno appena concluso uno studio su 2.516 adolescenti maschi e femmine tra i 12 e i 18 anni ai quali è stato chiesto di riferire sulle abitudini alimentari e sul controllo del peso per un periodo di cinque anni.La ricerca si è dimostrata realmente utile per far luce sui complesso rapporto tra i ragazzini e la bilancia. Gli scienziati statunitensi hanno, infatti, osservato come un terzo delle ragazzine e un quarto dei ragazzini abbiano confessato di pesarsi continuamente. A distanza di cinque anni, proprio quelle ragazzine sono risultate essere state colpite da disturbi dell’alimentazione come anoressia, uso di lassativo per indurre il vomito, binge eating (grandi abbuffate) e bulimia. I ragazzini sembrano, invece, meno predisposti a soffrire di questi disturbi, anche quelli che hanno vissuto un rapporto stretto con la bilancia.

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