Il 16° congresso nazionale del GIEC ( Gruppo per l' intervento nelle emergenze cardiologiche), presieduto dal prof. Francesco Fedele,svoltosi a Roma, è stato dedicato alle problematiche relative alle emergenze-urgenze cardiovascolari ed al loro approccio diagnostico-terapeutico in ambito extraospedaliero.Il primo simposio del suddetto congresso ha esaminato compiutamente il tema della morte improvvisa cardiaca, un evento drammatico e sconvolgente, la cui eziologia identifica molteplici cause ed i "meccanismi scatenanti". Meccanismi ascrivibili, in particolare, a malattie cardiache ( lesioni coronariche diffuse, cardiomiopatia dilatativa idiopatica, cardiomiopatia ipertrofica, cardiopatia ipertensiva, prolasso della valvola mitrale, cardiopatie congenite, alcol e droghe, ipokaliemia, uso di certi farmaci). A proposito di farmaci, risulta che quelli maggiormente responsabili di aritmie fatali sono proprio quelli antiaritmici nonché alcuni antibiotici.Che cosa fare per contrastare la morte improvvisa cardiaca? La prima opzione sociale è quella della prevenzione, la quale, in via primaria, deve riguardare il controllo dell' apparato cardiovascolare e la lotta contro i fattori di rischio, che sono ben noti ed identificati ( colesterolo alto, ipertensione, sedentarietà, obesità, valori glicemici predisponenti al diabete, stress psicofisici rilevanti). La vita di ogni essere umano va quindi riportata a comportamenti cosiddetti "virtuosi" o, quanto meno, razionali e sono questi comportamenti che risultano idonei a contrastare la morte improvvisa o, comunque, gravi eventi cardiovascolari, come l' infarto acuto del miocardio.In materia, poi, di prevenzione secondaria, nella quale si trovano i cardiopatici, occorre affidarsi ad un accurato monitoraggio cardiologico e seguire con attenzione le prescrizioni terapeutiche necessarie, che devono essere attuate per tutta la vita. L' uso appropriato della telecardiologia può essere molto utile ai fini del monitoraggio delle condizioni del cuore e dei parametri biologici essenziali e produrre un miglioramento della qualità della vita dei pazienti.L' unico rimedio che in caso di arresto cardiaco può salvare la vita del paziente è la defibrillazione tempestiva a mezzo del defibrillatore, che può essere automatico o semiautomatico. Una procedura che può essere validamente eseguita, all' occorrenza, anche in ambiente extraospedaliero da parte di persone che siano addestrate all' uso del defibrillatore, ma anche esperte in rianimazione cardiopolmonare che può precedere, nel giro di secondi, la procedura dello shock elettrico. Peraltro –è stato precisato al congresso Giec- il tempo d' intervento con la suddetta procedura defibrillatoria è stato ridotto a cinque minuti rispetto agli otto-dieci indicati in precedenza. Insomma se non si arriva sul luogo dell' evento in cinque minuti, l' uso del defibrillatore appare del tutto inutile ed inidoneo a salvare la vita.E' stata quindi rilevata la necessità di una estensione dell' uso dei defibrillatori attraverso l' organizzazione di reti territoriali preposte al trattamento dell' arresto cardiaco in ambito extraospedaliero. L' uso della defibrillazione consegue all'esigenza di definire precisi criteri per la "collocazione strategica" dei dispositivi nei siti a più alta densità di gente e potenzialmente ad elevata incidenza di arresto cardiaco sul territorio.Va precisato a tale riguardo che la Camera dei deputati approvò, in un testo unificato, il 19 aprile scorso una legge contenente nuove norme sull' utilizzo dei defibrillatori in ambienti extraospedalieri, legge che, in seconda lettura, dev' essere definitivamente approvata, salvo ulteriori modifiche, dal Senato, dove si trova attualmente all'esame della Commissione Igiene e Sanità ed il cui relatore è il Sen. Antonio Tommasini ( atto Senato numero 1517 ).Sale quindi l'"onda lunga" dei defibrillatori, dei quali non ne contestiamo l' efficacia, quanto il rilevare che non vi sono dati certi sul rapporto costo-beneficio di tale procedura. E non vi sono poi significativi dati statistici che ci dicano quante vite, nel mondo, siano state salvate dalla morte improvvisa con l'uso della defibrillazione in ambienti ospedalieri ed extraospedalieri, soprattutto in questi ultimi. Si sta addirittura ipotizzando la collocazione di defibrillatori semiautomatici in grandi condomini, istruendone all'uso alcuni residenti. Insomma si delinea un business dei dispositivi in parola con grande soddisfazione delle aziende che li producono e commercializzano. Staremo a vedere.
mercoledì 4 giugno 2008
Defibrillazione salvavita nell'arresto cardiaco
Il 16° congresso nazionale del GIEC ( Gruppo per l' intervento nelle emergenze cardiologiche), presieduto dal prof. Francesco Fedele,svoltosi a Roma, è stato dedicato alle problematiche relative alle emergenze-urgenze cardiovascolari ed al loro approccio diagnostico-terapeutico in ambito extraospedaliero.Il primo simposio del suddetto congresso ha esaminato compiutamente il tema della morte improvvisa cardiaca, un evento drammatico e sconvolgente, la cui eziologia identifica molteplici cause ed i "meccanismi scatenanti". Meccanismi ascrivibili, in particolare, a malattie cardiache ( lesioni coronariche diffuse, cardiomiopatia dilatativa idiopatica, cardiomiopatia ipertrofica, cardiopatia ipertensiva, prolasso della valvola mitrale, cardiopatie congenite, alcol e droghe, ipokaliemia, uso di certi farmaci). A proposito di farmaci, risulta che quelli maggiormente responsabili di aritmie fatali sono proprio quelli antiaritmici nonché alcuni antibiotici.Che cosa fare per contrastare la morte improvvisa cardiaca? La prima opzione sociale è quella della prevenzione, la quale, in via primaria, deve riguardare il controllo dell' apparato cardiovascolare e la lotta contro i fattori di rischio, che sono ben noti ed identificati ( colesterolo alto, ipertensione, sedentarietà, obesità, valori glicemici predisponenti al diabete, stress psicofisici rilevanti). La vita di ogni essere umano va quindi riportata a comportamenti cosiddetti "virtuosi" o, quanto meno, razionali e sono questi comportamenti che risultano idonei a contrastare la morte improvvisa o, comunque, gravi eventi cardiovascolari, come l' infarto acuto del miocardio.In materia, poi, di prevenzione secondaria, nella quale si trovano i cardiopatici, occorre affidarsi ad un accurato monitoraggio cardiologico e seguire con attenzione le prescrizioni terapeutiche necessarie, che devono essere attuate per tutta la vita. L' uso appropriato della telecardiologia può essere molto utile ai fini del monitoraggio delle condizioni del cuore e dei parametri biologici essenziali e produrre un miglioramento della qualità della vita dei pazienti.L' unico rimedio che in caso di arresto cardiaco può salvare la vita del paziente è la defibrillazione tempestiva a mezzo del defibrillatore, che può essere automatico o semiautomatico. Una procedura che può essere validamente eseguita, all' occorrenza, anche in ambiente extraospedaliero da parte di persone che siano addestrate all' uso del defibrillatore, ma anche esperte in rianimazione cardiopolmonare che può precedere, nel giro di secondi, la procedura dello shock elettrico. Peraltro –è stato precisato al congresso Giec- il tempo d' intervento con la suddetta procedura defibrillatoria è stato ridotto a cinque minuti rispetto agli otto-dieci indicati in precedenza. Insomma se non si arriva sul luogo dell' evento in cinque minuti, l' uso del defibrillatore appare del tutto inutile ed inidoneo a salvare la vita.E' stata quindi rilevata la necessità di una estensione dell' uso dei defibrillatori attraverso l' organizzazione di reti territoriali preposte al trattamento dell' arresto cardiaco in ambito extraospedaliero. L' uso della defibrillazione consegue all'esigenza di definire precisi criteri per la "collocazione strategica" dei dispositivi nei siti a più alta densità di gente e potenzialmente ad elevata incidenza di arresto cardiaco sul territorio.Va precisato a tale riguardo che la Camera dei deputati approvò, in un testo unificato, il 19 aprile scorso una legge contenente nuove norme sull' utilizzo dei defibrillatori in ambienti extraospedalieri, legge che, in seconda lettura, dev' essere definitivamente approvata, salvo ulteriori modifiche, dal Senato, dove si trova attualmente all'esame della Commissione Igiene e Sanità ed il cui relatore è il Sen. Antonio Tommasini ( atto Senato numero 1517 ).Sale quindi l'"onda lunga" dei defibrillatori, dei quali non ne contestiamo l' efficacia, quanto il rilevare che non vi sono dati certi sul rapporto costo-beneficio di tale procedura. E non vi sono poi significativi dati statistici che ci dicano quante vite, nel mondo, siano state salvate dalla morte improvvisa con l'uso della defibrillazione in ambienti ospedalieri ed extraospedalieri, soprattutto in questi ultimi. Si sta addirittura ipotizzando la collocazione di defibrillatori semiautomatici in grandi condomini, istruendone all'uso alcuni residenti. Insomma si delinea un business dei dispositivi in parola con grande soddisfazione delle aziende che li producono e commercializzano. Staremo a vedere.
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