mercoledì 4 giugno 2008

Artrite reumatoide: studio valuta rischi di cancro da farmaci "intelligenti"

Passi avanti nello studio della complicata relazione fra artrite reumatoide, uso di farmaci biologici e incidenza del cancro. Precedenti studi epidemiologici avevano dimostrato che il tasso di tumori del sangue, del polmone e della pelle aumentano fra i pazienti affetti da questa grave patologia autoimmune, che colpisce tessuti e articolazioni provocandone l'infiammazione cronica, in cura con farmaci biologici. Fra questi malati, al contrario, le neoplasie del seno e del colon, apparivano meno frequenti.
Ora un team di esperti dell'università del Nebraska e del Kansas (Usa), guidato da Frederick Wolfe e Kaleb Michaud, tenta di capire una volta per tutte se il motivo di queste relazioni risieda nella natura stessa dell'artrite reumatoide o nell'utilizzo dei nuovi medicinali 'intelligenti', primi fra tutti gli inibitori del fattore di necrosi tumorale alfa (Tnf-alfa).
Gli scienziati sono ricorsi a due database, la National Data Bank for Rheumatic Diseases e la Surveillance, Epidemiology and End-Results del Us National Cancer Insistitute. Estraendo e mettendo a confronto i dati di entrambe le 'banche', hanno potuto studiare l'incidenza del cancro in 13mila pazienti con artrite reumatoide, raggiungendo un raggio di tempo di analisi di addirittura 49mila anni. Circa la metà dei malati presi in considerazione aveva una storia di terapia con inibitori del Tnf-alfa.
Ebbene, sulla rivista 'Arthritis&Rheumatism', i due biologi statunitensi spiegano di aver individuato una sola importante relazione fra farmaci biologici e aumento del rischio di cancro: quella fra l'uso di questi medicinali e l'insorgenza del tumore della pelle, incluso il melanoma. Ma per quanto riguarda molti altri tipi di neoplasie (polmone, fegato, cervello, ossa, leucemia, linfoma non-Hodgkin, tumori solidi e linfomi), il 'link' non sembra esistere.
"L'esposizione media ai farmaci biologici dei pazienti che abbiamo studiato è stata di tre anni - spiega Michaud - dunque in futuro dovremo ampliare il periodo di tempo analizzato per riuscire a escludere meglio qualsiasi aumento del pericolo di tumore con l'uso di questi medicinali".

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