mercoledì 28 maggio 2008

AISF: un ponte per la prevenzione e la cura delle malattie croniche del fegato

Si è appena conclusa, presso gli ospedali Riuniti di Bergamo, la Riunione monotematica 2007 dell'Associazione Italiana per lo Studio del Fegato, dedicata quest'anno alla formazione sui trapianti, con la partecipazione congiunta dell'AISF e della ELITA (Società Europea per il Trapianto di Fegato e Intestino).AISF completa così, idealmente, la costruzione del ponte tra il cittadino e gli specialisti epatologi, avviata il 4 ottobre scorso con la presentazione al Senato della Repubblica del primo volume di un'importante iniziativa editoriale rivolta al pubblico e ai medici del territorio, "I Grandi Temi AISF". Ogni ora, 2 persone muoiono, in Italia, a causa di una malattia cronica del fegato, come cirrosi ed epatocarcinoma. Il 10% di queste persone era affetto da epatite C, spesso senza nemmeno saperlo, perchè queste malattie non danno, in genere, sintomi se non nelle fasi più avanzate. Pertanto, meno del 20% delle persone colpite conosce la propria condizione prima che sia troppo tardi. Un recente studio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità in 79 ospedali italiani mostra, per esempio, che l’epatite C è causa unica o concausa di danno epatico nel 65% delle persone ricoverate per malattia cronica di fegato. La frequenza dell’infezione cronica da HCV in Italia è stimata fra il 2 e il 3%. "Oltre un milione di Italiani – spiega il prof. Antonio Gasbarrini dell'AISF, Associazione Italiana per lo Studio del Fegato - sono portatori del virus C (HVC) e, con ogni probabilità, la maggior parte di loro non sa di esserlo. Almeno il 10% di chi è infettato è destinato a sviluppare una patologia cronica a carico di questa 'centrale' importantissima dell'organismo". Ma per lottare con successo contro una malattia bisogna conoscerla e capirla. "Ciò di cui abbiamo bisogno, oltre, naturalmente, a uno screening “mirato” mediante la ricerca di anticorpi anti-HCV su un campione di sangue– continua il prof. Gasbarrini - è una ampia e diffusa informazione della popolazione e di quanti hanno come compito istituzionale l'educazione sanitaria e la prevenzione. In particolare, per quanto riguarda lo screening “mirato” sono state identificate varie categorie a rischio sulle quali dovrebbe essere eseguito come anche suggerito da una recente consensus conference dell’Istituto Superiore di Sanita coordinata dal dott. Alfonso Mele”. Ecco perchè l'Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF) ha lanciato una nuova, forte, iniziativa editoriale: "I Grandi Temi AISF", con un primo volume dedicato alla "Infezione da Virus dell'Epatite C", presentato al Senato della Repubblica. È vero che l’epatite C non provoca danni nella maggior parte delle persone, ma il numero di soggetti che, invece, sviluppano una malattia gravemente evolutiva dopo aver contratto l'infezione è tutt’altro che trascurabile. Quindi, "nei prossimi decenni dobbiamo purtroppo attenderci un ulteriore incremento di nuovi casi di cancro del fegato – avverte il dr. Antonio Cricelli, presidente della Società italiana di Medicina Generale (SIMG) - Ecco perchè è così importante ottenere, grazie a un'informazione adeguata conoscere la piena collaborazione di tutti: per individuare tempestivamente chi è infettato dal virus dell'epatite C e, dunque, deve sottoporsi rapidamente a cure efficaci per evitare conseguenze ben più gravi". "Quando una malattia di fegato diventa cronica e non è curata adeguatamente – aggiunge, infatti, il prof. Antonio Gasbarrini dell'AISF - il fegato va incontro a cirrosi e a epatocarcinoma". La sola vera speranza di guarigione per molti pazienti è riposta, al momento, nel trapianto di fegato, un rimedio risolutivo, ma purtroppo non facile da realizzare. “Il trapianto di fegato è ormai da anni uscito dalla sua fase pionieristica e l’Italia è ai primissimi posti al mondo per qualità e quantità di trapianti eseguiti – spiega il dott. Stefano Fagiuoli, dell’USC Gastroenterologia degli Ospedali Riuniti, coordinatore scientifico locale della Riunione – Anzi, siamo il primo paese in Europa per il numero di trapianti eseguiti e il secondo per numero di donazioni. La qualità del sistema, dunque, è eccellente. Vi sono ancora aree della penisola, dove sussiste una carenza di donatori rispetto alle necessità dettate dalla alta prevalenza di malattie epatiche croniche ed epatocarcinoma, che rappresentano le indicazioni maggiori nell’adulto.” Dal 1982, anno del primo trapianto di fegato eseguito in Italia, questa soluzione terapeutica, in un certo senso da "ultima spiaggia" viene utilizzata con sempre maggiore frequenza. "I trapianti in Italia - afferma la dottoressa Lucia Rizzatto, intervenuta alla Riunione in rappresentanza del Centro Nazionale Trapianti - sono ormai più di 1.000 l'anno (1.051 trapianti eseguiti nel 2005), un numero in continuo aumento, che porta a 4.982 i trapianti di adulto portati felicemente a termine in 5 anni, con una percentuale di sopravvivenza a 1 anno che è tra le più alte al mondo". Ma ne sarebbe necessario un numero tre volte superiore: delle 2.500-3.000 persone che potrebbero essere salvate con un trapianto di fegato, 1.700-2.000 ogni anno non ce la fanno per mancanza di disponibilità degli organi. In Italia, dunque, le malattie di fegato in stadio terminale, potenzialmente curabili con il trapianto, rappresentano non solo e non tanto un problema clinico, ma piuttosto un rilevante problema di sanità pubblica. Ecco perchè AISF dedica proprio ai trapianti di fegato il suo più importante incontro annuale di formazione, la Riunione Monotematica 2007, che si è tenuta a Bergamo. Con l'auspicio che la ricerca, le nuove tecniche e, soprattutto, l'instancabile attività di formazione degli epatologi italiani (già oggi tra i primi al mondo quanto a livello scientifico), contribuisca a salvare sempre più vite e a dare nuove speranze ai molti che ancora soffrono di malattie croniche del fegato. A noi spetta fare il resto: essere consapevoli e tenerci informati, per tutelare e proteggere la salute del nostro fegato.

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