mercoledì 28 maggio 2008

CD23: proteina chiave nelle allergie alimentari

La notizia. Identificato il meccanismo d’azione di una proteina coinvolta nella reazione allergica scatenata, negli individui sensibili, da alcuni cibi. La proteina si chiama CD23 e faciliterebbe l’assorbimento del complesso allergene-IgE nel tratto intestinale attivando la reazione allergica che si manifesta con dolori addominali, nausea, vomito, diarrea. La ricerca è stata condotta da un gruppo di ricercatori del Department of Medicine/Division of Clinical Immunology, Mount Sinai School of Medicine di New York ed è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista Gastroenterology. La scoperta. Le allergie alimentari IgE-mediate si sviluppano quando gli allergeni del cibo cross-interagiscono con gli antigeni specifici dell’IgE presenti sulle Mast cellule le quali danno il via alla produzione di anticorpi contro questi allergeni scatenando la reazione allergica. La proteina CD23 facilita il passaggio degli allergeni dal lume dell’intestino all’interno determinando l’attivazione delle Mast cellule e quindi della reazione allergica. La CD23, che è costitutivamente espressa nelle cellule epiteliali dell’intestino, si comporta da trasportatore bidirezionale del complesso allergene-IgE. In pazienti con allergie alimentari l’espressione di questa proteina è maggiore il che lascia supporre che bloccando questa proteina si potrebbe ridurre il traffico transmembrana nelle cellule epiteliali gastrointestinali di allergeni e dunque attenuare la risposta del soggetto allergico. Inoltre i ricercatori della Mount Sinai School of Medicine sono anche fiduciosi sulla possibilità di usare questa scoperta per mettere a punto un test delle feci in cui valutare la presenza di questa proteina: se la sua espressione è maggiore di un valore soglia (che rimane da stabilire) allora si può concludere che è in atto una vera reazione allergica e non un’intolleranza. Questo è un aspetto molto importante che riguarda proprio le allergie alimentari: riuscire a diagnosticarle esattamente. Una volta accertato che si tratta di allergia si deve poi procedere con l’identificazione dei cibi che la causano. Alcuni problemi. In realtà la diagnosi di allergia alimentare presenta ancora oggi discrete difficoltà e ha come obiettivo: individuare l’alimento potenzialmente responsabile; stabilire la quantità necessaria per scatenare i sintomi e l’intervallo di tempo tra l’ingestione dell’alimento e la comparsa dei sintomi; chiarire se l’alimento sospettato abbia dato sintomi paragonabili in altre occasioni, quanto tempo sia trascorso dall’ultimo episodio e se siano necessari altri fattori (per esempio assunzione di alcool), oltre all’ingestione dell’alimento, per la comparsa delle manifestazioni. I test oggi disponibili sono il prick test, cutaneo, e l'esame del sangue per la ricerca di anticorpi specifici verso determinati cibi sospetti (RAST). Quest’ultimo test tuttavia è costoso, non sempre preciso e limitato a pochi alimenti.
Bibliografia. Li H et al. Transcytosis of IgE–Antigen Complexes by CD23a in Human Intestinal Epithelial Cells and Its Role in Food Allergy. Gastroenterology 2006;131:47-58.

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