mercoledì 28 maggio 2008

Alto consumo di alcol, alto rischio di infezioni post-operatorie

Un abituale consumo di alcol può incrementare il rischio di complicazioni post-chirurgiche. Uno studio tedesco, pubblicato sulla rivista Alcoholism: Clinical and Experimental Research, ha infatti mostrato che quei soggetti che bevono abitualmente quantità anche moderate di alcolici correrebbero un maggiore rischio di complicazioni a seguito di un intervento chirurgico. “Circa il 20 per cento dei pazienti che vengono ricoverati in ospedale beve abitualmente tre birre o due bicchieri di vino al giorno. Questi pazienti sono più facilmente vittime di polmonite, problemi al muscolo cardiaco o altre complicazioni post-chirurgiche come emorragie”, spiega Claudia Spies, specialista in terapia intensiva all'ospedale universitario Charitè di Berlino, nonché coautrice dello studio. Inoltre, il consumo di alcol renderebbe molto più lungo il periodo necessario per un completo recupero. Da tempo si sa che un consumo di alcol cronico provoca gravi danni alla salute, recentemente però si è suggerito che l'alcol induca un calo delle difese immunitarie tale da trasformare chi beve in un bersaglio facile in situazioni di possibili "aggressioni". Sottoporsi ad un'operazione chirurgica, d'emergenza o no, è una di queste situazioni. Il consiglio dei ricercatori non è solo di moderare il consumo abituale di alcol o di farlo se si prevede un intervento chirurgico, ma anche di essere onesti con i medici a questo proposito. “Fornire informazioni corrette può veramente salvare la vita, conoscere i reali rischi, soprattutto se elevati, permette al chirurgo e all'anestesista di prendere le precauzioni necessarie”, conclude Elizabeth Kovacs direttrice dell'Alcohol research programme al Loyola Uiniversity Medical Center (Illinois, Usa), anche lei coautrice della ricerca.
Fonte: Spies CD, Lanzke N et a. Effects of Ethanol on Cytokine Production After Surgery in a Murine Model of Gram-Negative Pneumonia. Alcoholism: Clinical and Experimental Research 2008; 32(2):331-338.

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